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:grazie dei fleurs du mal:

• POCO PIÙ DI NIENTE •
:prima serata:

si esibiscono tutti i 20 Big in gara e viene proclamata la classifica provvisoria per singole Categorie


La recensione e le pagelle di Chibimario
in ordine di esibizione

 

Ci risiamo... Tante promesse di novità, ma poi siamo sempre allo stesso punto.
Sanremo è un topos, un luogo comune: immutabile, statico, fisso nel tempo. Con le sue reliquie vecchie e nuove, con le sue polemiche, con i suoi manichini. Eppore lo guardo con una sorta di auto-compiacenza. Non ne posso fare a meno. Le canzoni sono state snocciolate in maniera sapiente grazie alla (solita?) conduzione tra il frizzante ed il "voglio fare il simpatico a tutti i costi" di Bonolis, la (finta?) bonarietà della Clerici e le comparsate della bambola da comò Federica Felini.
Canzoni che, come sempre, non lasciano un effettivo segno salvo poi (in rari casi) riscoprirle per caso dopo qualche tempo, magari quando ne avremo dimenticato le non-memorabili esibizioni.

 

Umberto Tozzi: "Le Parole"
La cameriera di casa Tozzi, dopo aver passato la cera a terra, deve aver pensato bene di fare un giro di lucidatrice sulla faccia del suo padrone. Collocato in una categoria sbagliata ("Uomini" anziché "Classic"), l'Umberto Tozzi di Madame Tussaud apre il festival con una canzone che anticipa la caratteristica principale di tutte le canzoni in gara: il deja-vu. L'autocitazione è evidente, con tanto di coretto alla "Tu" nel ritornello ma l'ottica vintage soccombe ad una puzza di muffa da cantina.
Voto: 4

Paola & Chiara: "A Modo Mio"
Mi aspettavo qualche sana pecorecciata dance, con strusciamenti lesbo e ballerini palestrati che inciampano sulle sorelline Iezzi. Invece mi ritrovo una pseudo-cover di Eric Carmen. Una canzone che a modo suo può funzionare, se non altro per averci mostrato –una volta e per tutte- chi delle due sorelline ha la voce (Chiara) e chi è invece la spolmonata che vive sulle spalle dell'altra (Paola).
Voto: 6,5

Matia Bazar: "Grido d'Amore"
Entra in scena la nuova cantante dei Matia Bazar (anche se io sono contrario a chiamarli ancora così... è un abuso di nome!), Roberta Faccani: da lontano sembra Laura Valente, da vicino sembra Mina posseduta dal demone Pazuzu con tanto di occhi senza iride. La canzone è in-cantabile: non incanta e non è cantabile. È semplicemente un manifesto: "Signori, guardate quanto siamo stati bravi a scoprire un'altra cantante dalle enormi qualità vocali". Le enormi qualità ci sono (regge anche il confronto in fatto di carisma con la Ruggiero e la Valente), ma non si può piazzare sul palco una poveretta qualsiasi e farla vocalizzare senza criterio per 4 minuti!
Voto: 5

Nicola Arigliano: "Colpevole"
Onestamente sono stanco di tutte queste genuflessioni quando si nomina Arigliano. Bravo lo è, per carità, ma mi sono un po' scocciato di sentirlo potificato per la sua età. Nonostante la grande tenerezza che suscita, la canzone comunque scorre liscia liscia come una bottiglietta d'acqua da discount e, per quanto mi riguarda, non mi ha lasciato niente.
Voto: 6

Dj Francesco Band: "Francesca"
15 anni fa io ero già stanco di Jovanotti. Del suo clone ne farei proprio a meno. Stanca la sua aria da bravo ragazzo di parrocchia, stanca la sua presenza, stanca la sua canzone.
Voto: 4

Toto Cutugno con Annalisa Minetti: "Come Noi Nessuno Al Mondo"
Toto Cutugno
era Sanremo, la sua canzone era Sanremo: ovvero demodè e dalla fruibilità di 5-giorni-5. Domenica l'avremo già dimenticata come successe coi Jalisse. Del resto l'accoppiata con Annalisa Minetti è una garanzia.
Voto: 5,5

Alexia: "Da Grande"
Primi 30 secondi: Uhmm non male... sembra un po' Gloria Gaynor, anzi... Donna Summer. Resto della canzone: è tornato Robyx??? Magari... Una canzone a metà, nel senso che ci sono dei veri e propri vuoti di parole (che non si alternano con nulla... Chessò... Giro d'archi, cori, chitarre), ritornello sputtanato. Insomma: doveva essere il brano che poteva rilanciare Alexia ai livelli di quel gioiellino che fu "Dimmi Come", ed invece ci ritroviamo con una canzone che sembra uno scarto di una remota sessione di Ice Mc. Un vero peccato per una voce unica ma completamente banalizzata dall'ennesimo pezzo perdente. Inutile.
Voto: 5

Gigi d'Alessio: "L'Amore Che Non C'è"
Sarà inevitabilmente il vincitore, anche in fatto di vendite, ed inevitabilmente l'ego di D'Alessio si gonfierà ulteriormente finchè non si considererà non il nuovo Baglioni, ma il nuovo Battisti. Anzi, meglio di Battisti. A qualcuno piacerà –non a me-, è indubbio, ma cosa piacerà di D'Alessio vorrei che qualcuno me lo spiegasse. Canzone identica alle ultme pubblicate sul recente cd con la solita metrica alla Gigi D'Alessio: inserire un tema di 4 pagine in una strofa. Non è rap. È Gigi D'Alessio.
Voto: 5

Le Vibrazioni: "Ovunque Andrò"
Qualcosa di nuovo, anzi di vecchio. Siamo alle solite... Gruppo di recente nascita nonché successo. Ma che di recente ha solo queste caratteristiche. Le sonorità ripescano nella psichedelia degli anni '70 saltata in padella, stavolta, con ajo, ojo e peperoncino. Alla fine fanno la loro figura e la rottura effettivamente c'è. Ma si potrebbe spiegare ai tecnici delle luci che suoni psichedelici non equivalgono solo agli strobo? Mica stiamo parlando dei Datura!
Voto: 6

Francesco Renga: "Angelo"
Due sono le cose: o sarà un successo o sarà un terribile flop. Ma viste le vendite dell'album, la prima ipotesi sarà quella che più probabilmente si avvererà. Piacerà ai gggiòvani, ma almeno non si sputtana parlando di amori da primi tampax come Meneguzzi. Coinvolgente.
Voto: 6,5

Antonella Ruggiero: "Echi d'Infinito"
Se "Non ti dimentico" era volutamente funerea poiché dedicata allo scomparso ex-Matia Aldo Stellita, questa "Echi di infinito" acquisisce inconsapevolmente la stessa atmosfera a causa dell'annuncio della morte di Castagna che l'aveva di poco preceduta. E invece è una canzone dolce, eterea e soprattutto equilibrata. I virtuosismi vocali sono pochi, azzeccati e non eccessivi e la presenza scenica della Ruggiero contribuisce a dare un tocco unico a quella che probabilmente è la più bella canzone della manifestazione di quest'anno
Voto: 7

Marco Masini: "Nel Mondo Dei Sogni"
L'effetto Mino Reitano che suscitò l'anno scorso («Vi prego, sono xxx, xxx e dicono che xxxxxxx*: fatemi vincere!») lo ha subito riempito di spocchia. Risultato: un brano che non lascia alcuna traccia e che la più probabile collocazione è quella da filodiffusione d'ascensore. Scipido.
Voto: 5

* NdA: non è censura, ma un disperato tentativo di conservare quel minimo di incolumità che ancora ci rimane. Condividiamo in pieno le parole del nostro amico Chibimario, ma non vorremmo rischiare di commettere nuovamente l'errore di rischiare di essere fraintesi da guerrafondai totalmente privi di sense of humor come il cantante che sostengono. Soprattutto alla luce delle più che spiacevoli conseguenze minatorie della volta scorsa.

Anna Tatangelo: "Ragazza Di Periferia"
Se non ci fosse stata Marcella, il premio trash le sarebbe spettato di diritto. Rivisitare in chiave tecnologica, con tanto di sms sul telefonino, la Scarpettiana "Miseria E Noblità" è un qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Ma c'è Gigi D'Alessio di mezzo che, per la sua protetta, rispolvera i temi da sceneggiata che tanto adorò nel periodo neomelodico. Per gli amanti del genere ascoltate "Annarè" e "Anna Se Sposa".
Voto: 3

Peppino di Capri: "La Panchina"
Ovviamente collocato nella sezione "Classic", Di Capri presenta un brano sulla terza età col simbolo per eccellenza della vecchiaia: la panchina, appunto. Nonostante una melodia sufficientemente carina, la canzone lascia solo una profonda depressione. Sarà usata per la colonna sonora di uno spot dei Tena Lady o della Polident. Assurdo, poi, presentare un brano del genere e pubblicarlo su un album dal titolo che vorrebbe dire «Comunque sono ancora giovane perché uso internet»: "Amore.it". Inevitabilmente trash.
Voto: 4

Marcella Bella: "Uomo Bastardo"
Regina nonché icona di un pubblico gay "classic" (ossia dai 60 anni in su), Marcella Bella (ma non è Marcella... È Dana International vestita da Marcella!!!) presenta un brano pensato appunto per il suddetto pubblico: un vero e proprio inno da eroina da film di Almodovar. Peccato che ci avevano già pensato Paolo Limiti e Mina 27 anni fa con "Viva Lei". Un po' meno spolmonata come Paola Iezzi, più megera di Isa Danieli nei film della Wertmuller, più camp di Vladimir Luxuria. La scritta "Uomo Bastardo" sul di dietro voleva fare molto 'Sono trasgressiva' e invece fa pensare ad una nuova marca di pannoloni.
Voto: 2

Paolo Meneguzzi: "Non Capiva Che l'Amavo"
Insomma... Alle 13enni coi primi calori ci dobbiamo sempre pensare, no? E allora buttiamoci una bella faccia da bamboccio, una base che fa 'molto moderna' (al cui confronto i Backstreet Boys sono degli innovatori), qualche ballerino scazzato a metà canzone, e qualche passetto (fuori tempo) dell'interpreta. Ecco a voi Paolo Meneguzzi. Sarà inevitabilmente un grande successo radiofonico da programmazione pomeridiana (possibilmente tra una versione di latino ed un palloncino rosso da disegnare sul diario per quei giorni lì). Ma tra qualche anno cosa rimarrà? Il nulla.
Voto: 4

Nicky Nicolai & Stefano di Battista Jazz Quartet: "Che Mistero È l'Amore"
Nonostante un titolo così sputtanato e un che di già sentito che rimanda a Elvis Presley ("Can't Help Falling in love", per l'esattezza), questo brano fa la sua figura. Eccellente interprete, eccellente sax. Ma c'è un qualcosa che mi fa pensare ad una versione migliorata e di qualità dei Matia Bazar di "Brivido Caldo". Sbaglio?
Voto: 6,5

Franco Califano: "Non Escludo Il Ritorno"

Sognando un duetto con Paola Iezzi per sentire chi dei due ansima di più, magari in una cover di "Je T'aime Moi Non Plus", vedo Califano in tv e mi chiedo perché tutto ciò. Il brano è un classico di Tiromancino: depressione a mille su continui giri d'archi. Sarebbe teoricamente bello (aspetto di sentire la versione in studio) ma prevale la voglia di andare nella città dei fiori per portare una macchina per l'Aerosol al Califano.
Voto: 5

 

Velvet: "Dovevo Dirti Molte Cose"
Erano diventati famosi con una canzonetta orecchiabile ed effimera quale fu "Boyband" poi si sono convertiti all'alternativo evitando decisamente scimmiottamenti esterofili. La canzone del festival conferma in parte tutto ciò: la batteria ricorda forse i White Stripes ma alla fine l'effetto finale non è per niente banale. Devono ancora crescere, però, ma le premesse per cose buone ci sono tutte.
Voto: 6,5

Marina Rei: "Fammi Entrare"
Il rock non le si addice. E dopo due album invenduti ancora non l'ha capito. Anzi... stavolta ci butta dentro anche gli Evanescence con risultati grottesci. A metà tra Angelica Houston e Cher pre-plastica, Marina Rei fa rimpiangere enormemente la grande "Un'inverno da baciare" insinuandoci un grande dubbio: è davvero finita?
Voto: 5