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:elisir di perfezione assoluta:

 

È il Primo Comandamento delle pubbliche relazioni: un bravo comunicatore deve saper accontentare tutti.
Plasmando se stesso ed il proprio linguaggio in modo da riuscire ad essere contemporaneamente tesi ed antitesi. Seguendo non un amatoriale cerchiobottismo di convenienza [che è cosa elementare, per quanto astuta] ma una reale emancipazione al transfer freudiano tra sè ed il proprio opposto. Alla stessa stregua di quei bravi comunicatori che, per esempio, coniugano in una erudita sintesi hegeliana la sguaiata dialettica nazionalpopolare di una scollatura ombelicale alla silenziosa oratoria iniziatica di due gambe accavallate. O alla stessa stregua di quei bravi comunicatori che, per esempio, coniugano la loro intima vocazione all'intellettualismo massonico da avanguardia chimica alla desolante casa-lingerie delle loro elucubrate palpitazioni di raccapriccio Nerd.
Ed accogliendo, nel nostro caso specifico, le critiche di chi «
Melensaggini acutissime dappertutto» e di chi «Non c'è una sola cosa che non vi faccia schifo», che ci suggeriscono di essere meno indulgenti [e dunque più severi] ma anche meno severi [e dunque più indulgenti].

Pertanto, a complemento -o contrappasso- di cotanto stroncare, eccoci pronti a creare finalmente l'oasi di bottomfioc.net riservata all'eccellenza sublime, alle tracce di presenza universale immuni [a nostro modesto parere] da qualsiasi perfettibilità, in quanto, ciascuna a modo suo, geneticamente perfette in origine.
Perchè sì, lo ammettiamo: ogni tanto qualcosa riesce anche a piacerci davvero. Incondizionatamente.



segnalazioni del
01.12.2004

 

:cinema:
"donnie darko"
[di richard kelly, con jake gillenhaal e drew barrymore]
Sul 'mito' di "Donnie Darko" ormai è già stato scritto tutto quello che c'era da scrivere: pellicola d'esordio del giovanissimo regista indipendente Richard Kelly, prodotta a basso costo [appena 4 milioni di dollari] da Drew Barrymore, esce in America nell'ottobre 2001 e sigla un fiasco disastroso. Troppo esplicito l'immaginario catastrofico del film per poter far presa sul pubblico ad un mese dall'apocalisse delle Torri Gemelle. Poi esce in dvd, e -grazie al passaparola e ad internet- sbanca letteralmente sul mercato home video, facendo ricredere di colpo critica e spettatori, che lo trascinano nuovamente nelle sale e lo eleggono uno dei 100 film più belli di tutti i tempi.
Al di là delle etichette promozionali, comunque, "Donnie Darko" mantiene ampiamente le promesse lievitate a partire dalla sua prima proiezione italiana al Festival di Venezia lo scorso settembre. Anzitutto perchè non è riconducibile a nessun genere [chi lo identifica come un horror commette un arrotondamento piuttosto grossolano, e rischia di suscitare aspettative destinate a cadere disilluse], e poi perchè è frutto di un'intuizione visionaria e surreale che la sceneggiatura e la regia riescono a sviluppare con grottesca coerenza e sarcastica paradossalità, travolgendo tutto e il contrario di tutto nel finale più onirico ed inspiegabile possibile. Di quelli aperti a qualunque intepretazione che, una volta tanto, obbligano ad usare il cervello, nel tentativo di dare una spiegazione logica al groviglio di indizi -anche i più insignificanti- disseminati lungo i 90 minuti di pellicola.
In "Donnie Darko" compaiono molti dei clichè che siamo abituati a trovare nei telefilm americani alla "Dawson's Creek", "The O.C." o "Beverly Hills 90210". Con la differenza che qui vengono consapevolmente seviziati uno dopo l'altro, un po' come succedeva in "Scream", con corrosiva e nichilista ironia [pur se con qualche discontinuità -peccato veniale di gioventù-], verso la preannunciata apocalisse conclusiva, che si consuma sulle note strappamutanda di "Mad World" dei Tears For Fears interpretata da Gary Jules. E proprio la colonna sonora è un altro ingrediente succulento di questa ricetta impazzita: Joy Division, Echo & The Bunnymen, INXS, Duran Duran, The Church, Oingo Boingo, Tears For Fears. Un campionario di new wave anni 80 evocativo almeno quanto il Coniglione nero che fa da 'spalla' a Donnie condizionandone l'esplosiva psiche.
Il tempo rivelerà se si tratta davvero di un cult destinato a passare alla storia o semplicemente di un'ora e mezzo di sano -insano e malsano- Cinema dell'Assurdo [come, del resto, non se ne vede spesso]. Ma è comunque un'ora e mezza che vale la pena di concedergli e di concedersi.
Nota: per chi avesse voglia di approfondire i temi e gli enigmi di "Donnie Darko" suggeriamo di cominciare da questo sito, che -a sua volta- rimanda ad una serie di ulteriori e più specifici link.

:editoria:
claudio sabelli fioretti, "voltagabbana"
[le maschere marsilio]
È confortante sapere che qualche anima pia che cerca di opporsi all'horror vacui -e al vacuum horroris- del dilagante [anti]giornalismo italiano riesce ancora a sopravvivere, e a fare il proprio lavoro senza incappare nelle cesoie della repressione inquisitoria.
Claudio Sabelli Fioretti, ex direttore dell'insostituito e mai troppo compianto "Cuore", è uno di questi. "Voltagabbana" [sottotitolo: "Manuale per galleggiare come un sughero"] è un campionario ragionato, con il proverbiale 'senno di poi', di interviste pubblicate negli ultimi anni su "Sette" del Corriere della Sera e legate dal tema attualissimo del trasformismo -politico e mediatico- raccontato in prima persona da sospettati e testimoni. Al di là della brillantezza della scrittura e dell'estremo interesse dei contenuti, queste interviste rivelano un'ars maieutica che sta andando tragicamente scomparendo, sostituita da interrogazioncine adulatorie di regime e concilianti inciuciotti da parrucchiera e dalla inopportuna tendenza che i contenuti di un'intervista vengano prima filtrati ed approvati dagli uffici stampa dei diretti interessati.
Il talento di Sabelli Fioretti nel portare -con puntigliosa sagacia ed immancabile prontezza di battuta- i suoi interlocutori su un terreno impervio ed instabile, molto spesso contraddittorio, è un modello esemplare di versatilità, perpetrata indistintamente e con la medesima efficacia a Carlo Taormina e a Irene Ghergo, a Vittorio Feltri e a Claudio Amendola, a Gianni Baget Bozzo e Alessandra Mussolini. Che finiscono con il divincolarsi in affermazioni boomerang tanto più sfiziose al palato del lettore quanto più lontane dall'apparenza preconcetta o dalla realtà comprovata:
Vittorio Feltri: «
Le tangenti si sono fermate davanti al portone delle Botteghe Oscure. E mentre gli altri finivano in galera, il PdS è finito al governo. E Di Pietro è diventato senatore nelle liste dell'unico partito che le sue inchieste non hanno toccato»
Francesco Cossiga: «
Io credo che lui [Walter Veltroni, ndR] si sia iscritto al Partito Comunista perchè era trendy. Ha fatto parte di quel gruppo di persone per le quali faceva fino essere comunista»
Emilio Fede: «
Ma lo sai che [Silvio Berlusconi, ndR] ogni settimana prende l'elicottero e va di nascosto nella comunità di don Zuliani vicino a Portogruaro? Va a confessarsi. Lui ha il senso del perdono»
Barbara Palombelli: «
Ho il nemico che hanno tutti, quello che deve per forza trovarti dei difetti, che non ti perdona il successo. Ma quale successo? Io faccio sempre la stessa cosa mentre miei coetanei hanno guadagnato miliardi. Io scrivo. Agli ordini di gente sempre più giovane. Non ho mai diretto nulla»
Piero Fassino: «
Gli uomini hanno diritto di cambiare idea. Io sono restio a usare la categoria del voltagabbana. Men che meno con Giuliano Ferrara: il suo carattere arrogante, il suo spirito di provocazione e la sua spregiudicatezza sono a volte insopportabili. Ma non è uomo che fa delle scelte per interessi banali»
Antonio Pennacchi: «
Bertinotti, il capo del proletariato, è uno con la erre moscia? Ma vaffanculo! O no?»
Claudio Velardi: «
Veltroni non è capace come leader politico. Ha portato i DS agli esiti miserandi del 2001. E nelle braccia di Rutelli»
Clemente Mimun: «
Io darei una cifra per vedere un dibattito tra Gabriele La Porta e Carlo Freccero. Immagino uno studio vuoto in cui arriva una ragazza bellissima che deposita un oggetto, metti un pallone, tac, lo lascia cadere. Poi entrano La Porta e Freccero e cominciano a discutere di Kierkegaard, Platone, Rovelli, Caltagirone, Arafat. Che ne dici? Un format fantastico»
Renato Schifani: «
So per certo che il Presidente [Berlusconi, ndR], nel suo intimo, si infastidisce per questo eccesso di adulazione. Non lo ritiene costruttivo nè utile per la crescita del partito»
Maurizio Belpietro: «
Una volta per un articolo di Giancarlo Perna che lo descriveva un po' incazzoso Mentana si incazzò a morte»
Sandro Bondi: «
D'Alema è il più comunista di tutti. È l'erede perfetto della tradizione togliattiana italiana. Ho fatto un intervento alla Camera e lui per tutto il tempo mi ha voltato le spalle in segno di dispregio. È un uomo pieno di sè, con una presunzione immensa e mal riposta»
Giovanna Melandri: «
Le donne di destra non esistono: la Santanchè ha esordito in politica dando le pagelle di bellezza»
Marco Travaglio: «
Scalfaro ha detto che ci sono lustrascarpe così lustrascarpe che non alzano neanche la faccia per vedere a chi le lustrano»
Fausto Bertinotti: «
L'adulazione è un vizio connesso al potere. Quindi è sempre di destra anche quando il potere è di sinistra»
Gianni Baget Bozzo: «
L'idea di chiamare kapò un tedesco è piaciuta in Europa. Berlusconi parla alla gente non alla stampa»
Questi sono soltanto alcuni assaggi del ricco menu delle interviste contenute in "Voltagabbana", con 36 personaggi del mondo della politica e dello spettacolo 'cucinati' a fuoco lento con maestria da Chef. Encomiabile la scelta di devolvere i diritti d'autore ad Emergency, ragion per cui l'acquisto di questo libro diventa caldamente consigliato anche per la sua utilità e non soltanto per il suo intimo interesse.
Nota: l'archivio completo delle interviste realizzate da Cluadio Sabelli Fioretti per "Sette", "Corsera Magazine", "L'Adige", "Secolo XIX" e "Amica" è disponibile e liberamente consultabile on line sul suo Blog. Tra le altre, consigliamo quella ad Alfonso Signorini, la cui affermazione di più profondo spessore intellettuale è «La Mussolini è verace. La Colli con tutti quei nei in faccia sembra Bruno Vespa con la parrucca». Eh beh: non si diventa Presidenti della Provincia di Milano per niente. Ma nemmeno opinionisti di "Panorama".

:editoria:
vauro con johnny palomba, "come non sopravvivere a un altro anno di merda"
[piemme]
«Ridere, ridere, ridere ancora». Ora la guerra paura non fa? Purtroppo no, continua a farne. E la «musica fino all'aurora» non è quella dei tamburelli, ma quella dei bombordamenti americani in Iraq. E nel frattempo, in Italia, l'economia precipita, subdolamente mascherata da una manovra finanziaria che promette meno tasse e più benessere [300 €uro all'anno: praticamente un dvd al mese]. La cultura incede -retrocede- putrescente come uno Zombie di Romero, però ha i capelli perfettamente laccati e cotonati. Daniele Luttazzi, Sabina Guzzanti e Michele Santoro sono ancora esuli del tubo catodico; Enzo Biagi si è riaffacciato occasionalmente nel talk show "Ma Che Tempo Che Fa" di Fabio Fazio. Per i laureati a pieni voti non c'è lavoro; per le Veline ce n'è a quintali.
Insomma, il 2004 è stato veramente un anno di merda. Non per tutti, sicuramente [Antonella Elia e Flavia Vento lo ricorderanno sempre come l'anno della loro definitiva consacrazione di 'persone vere' finalmente sdoganate per quelli che sono i loro autentici meriti umani e professionali], ma per la stragrande maggioranza della popolazione italiana sicuramente sì. E nel tentativo di sdrammatizzare questa cappa di oppressione di Regime politica e sociale, ed esorcizzarne un eventuale, ulteriore peggioramento, Vauro e Johnny Palomba ci propongono un libretto agile, snello e soprattutto incredibilmente divertente da tenere in tasca, nello zaino, in macchina, in salotto o sul comodino come un talismano portafortuna.
Il tema conduttore di testi e vignette è il suicidio «
politico, economico, ambientale, e chi più ne ha più ne metta», sviscerato e smitizzato in tutte le sue forme [e in tutte le sue sostanze]: dal ricettario del suicidio alle lettere di addio prestampate, dalla Guida Michelin del suicida ai film da suicidio, dai suicidi sconsigliati a Cartoonia suicide. Con una sezione conclusiva, l'Oroscopo del suicida, testualmente da incorniciare per la genialità delle trovate creative, grafiche e letterarie.
Sappiamo fin troppo bene che al peggio non c'è mai fine, e pur non essendo così fiduciosi sulle nostre capacità di sopravvivenza al 2005, quantomeno abbiamo un motivo in più per cercare di riderci sopra. Alla modica cifra di 12.50 €uro: un prezzo ragionevole [anche alla luce della qualità] per un regalo fuori dai soliti schemi penna/orologio/cravatta.